25 luglio. - Alle tre del mattino
i componenti del Gran Consiglio abbandonano indisturbati palazzo
Venezia. Tutto per aria? Raggiunto l'accordo? No. Alle quattro
ci comunicano che l'ordine del giorno Grandi è stato
approvato a larga maggioranza. Mussolini può salvarsi
solo con la forza ammesso che l'esercito e la milizia lo sostengano.
A mezzogiorno Bonomi ci legge il famoso ordine del giorno
ma si rifiuta di darcene una copia e ci prega di non prendere
appunti. Se ricordo bene i punti essenziali sono due: il primo,
quello che attribuisce alla Corona, al Parlamento, al governo
e agli altri organi costituzionali i compiti e le responsabilità
stabiliti dalle leggi; il secondo, “l'invito al re di
assumere l'effettivo comando di tutte le forze armate secondo
l'art. 5 dello Statuto del regno”. Il re, secondo Bonomi,
sarebbe già a conoscenza dell'ordine del giorno e,
nel pomeriggio, si incontrerebbe a villa Savoia con Mussolini.
Ci convochiamo per le 17 ancora a casa mia. Alle 18 siamo
informati che Mussolini si è recato a villa Savoia,
ma non risulta che ne sia uscito. Alle 19 notizie identiche.
Alle 20 le prime voci dell'arresto dopo il rifiuto delle dimissioni.
Badoglio uscito dalla sua villa di via Grazioli Lante per
destinazione ignota. Alle 21 una comunicazione di Bonomi:
Badoglio incaricato di costituire il governo, Mussolini arrestato.
Ascoltate la radio. Ascoltiamo la radio: trasmette musica
leggera. Alle 22,45 finalmente: “Attenzione! Attenzione!
Sua Maestà il re ha accettato le dimissioni del cav.
Benito Mussolini”. Non si riesce a percepire altro.
Un clamore fragoroso proveniente dalle strade copre il resto
della trasmissione. Bisogna attendere che la comunicazione
venga ripetuta per capire il resto. “La guerra continua,
Badoglio assume il governo militare del paese, l'Italia mantiene
fede alla parola data, chi tenta di turbare l'ordine pubblico
sarà inesorabilmente colpito”. Ma la gente è
già per le strade in tripudio. Nella ebbrezza del momento
non ha capito, forse non ha neppure ascoltato i due proclami
che seguono l'annuncio delle dimissioni.
26 luglio. - Come convenuto, di buon mattino mi reco allo
stabilimento dell'UESISA in via IV Novembre dove si stampa
II Lavoro fascista. V'incontro Corona, Vecchietti, ed altri
alle prese con un gruppo di redattori i quali, in nome di
una cellula antifascista da tempo costituita, si oppongono
alla uscita di un numero speciale dell’Avanti! per pubblicare
il loro giornale con una nuova testata: II Lavoro italiano.
Mentre si discute molto animatamente ed alcuni operai affiggono
sulla facciata dell'edificio manifestini annuncianti l'uscita
dell’Avanti!, interviene, non si sa chiamato da chi,
un gruppo di carabinieri in assetto di guerra e col mitra
puntato. Non sentono ragioni e procedono ad arresti. Vecchietti,
trovato in possesso della sua rivoltella da ufficiale, viene
subito trasportato in questura, ma rilasciato nel pomeriggio.
Un momentaccio! Con i compagni sottratisi all'arresto raggiungiamo
la tipografia di Morara in via Ulpiano. A mezzogiorno 5000
copie dell'Avanti!, in formato di fortuna, vanno a ruba in
pochi minuti nelle vie centrali di Roma. Il numero unico,
a rileggerlo questa sera con calma, non mi soddisfa. Risente
della fretta e dell'orgasmo con cui è stato compilato,
nella forma e anche nella sostanza. Affidandone la compilazione
ad alcuni giovani, io per primo non pensavo che si desse per
avvenuto il cambiamento del nome del PSI e, tanto meno, avrei
approvato nel sottotitolo “organo ufficiale dei lavoratori
italiani”. Ma tant'è, si sa come vanno queste
cose. I giovani compilatori non hanno saputo sottrarsi alla
suggestione di considerarsi portavoce di tutti i lavoratori
italiani, di annunciare la fusione di tutte le forze del proletariato
e di vedere nel PSIUP l'unico interprete della sua volontà.
Tutte enunciazioni belle e generose ma assolutamente fuori
della realtà. Tuttavia la voce del Partito è
circolata e questo giustifica ogni deficienza. Alle 16 riunione
da Bonomi che ci sottopone il testo di un manifesto agli italiani,
sottoscritto dai sei partiti antifascisti. Sono presenti De
Gasperi, Gronchi, Spataro, Brosio, Casati, Amendola, Lombardo
Radice, Cevelotto, La Malfa, Bauer, Romita, Vernocchi ed altri
due che non conosco. Con variazioni di poco conto il manifesto
viene approvato con l'incarico a ciascun partito di curarne
la diffusione.
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